Storia della birra in Sardegna. Perchè i sardi bevono così tanta birra? I 65 litri per persona bevuti ogni anno dai sardi sono il doppio dei 30 bevuti in media da ogni italiano e competono per il primo posto con Friuli e Sud Tirolo.
La scoperta di un segreto
L'isola di Sardegna è quasi un continente e le sue particolari diversità paesistiche con l’Europa e l’Italia, soprattutto il mare e le bianche spiagge, sono sotto gli occhi di tutti, complici i gossip della Costa Smeralda o i ricordi delle vacanza dei milioni di turisti che da ormai mezzo secolo ne hanno fatto una meta ambita da tutto il mondo.
Le caratteristiche particolari, che formano una identità specifica dei suoi abitanti sorprendono nel loro complesso, a partire dalla lingua e dalle varie forme culturali ed artistiche che accompagnano i prodotti agroalimentari del mare ed agropastorali, i vini ed i liquori tipici. Ma ciò che letteralmente stupisce è il massiccio e diffuso consumo di birra da parte dei sardi.
Si è parlato dell’Isola sorella d’Irlanda per tanti motivi storici e culturali, ma difficilmente si possono raggiungere gli oltre 110 litri di birra bevuti pro capite in Irlanda, anche se i 65 litri per persona bevuti ogni anno dai sardi sono il doppio dei 30 bevuti in media da ogni italiano e competono per il primo posto con Friuli e Sud Tirolo.
Bere birra per i sardi, non è ripudiare l’antica cultura dionisiaca del vino, ma è come un ritornare ad una antica radice della propria Identità felicemente e da poco ritrovata.
Non sono ancora trascorsi cento anni dalla creazione a Cagliari della prima fabbrica di birra la Ichnusa che ha fatto da battistrada, almeno nell’ultimo mezzo secolo ad un più generale e diversificato consumo di birre italiane, europee e di tutto il mondo globalizzato, mantenendo il marchio con la bandiera nazionale dei sardi, i Quattro mori in campo rosso crociato e l’antico nome dell’isola derivato dal greco antico Ichnusa, nel cuore e nei desideri di consumo dei sardi e degli amici della Sardegna in ogni stagione.
Difficile dire se i sardi amino questa birra perché la preferiscono alle altre o perché nel simbolo ritrovano la loro identità di nazione senza stato.
Altra caratteristica peculiare del bere birra in Sardegna, oltre all’elevato consumo pro capite è la ripetitività durante la giornata che non trova riscontri in nessuna regione italiana, neppure in quelle alpine ed eredi della cultura asburgica della buona birra del nord Europa.
Non c’è regalo migliore da portare ad un sardo che lavora all’estero di una bottiglia di mirto ed una di birra Ichnusa, non una birra qualsiasi ed anche fra le migliori che si possono trovare ovunque, ma quella che ricorda l’infanzia, il bar del paese o del quartiere delle città, la tosatura come la pausa in fabbrica o le corse dei cavalli e le sagre dell’interno, il carnevale ed il Natale, la festa del battesimo o un matrimonio, il refrigerio sotto il sole d’estate o in barca a pescare.
Solo a guardarla la birra dei Quattro mori evoca la Sardegna e quasi materializza profumi, ricordi, colori ed affetti indimenticabili ed ancestrali.
Sì, motivazioni anche ancestrali devono essere alla base di un successo così straordinario in un luogo dove il senso comune o una cultura standardizzata sull’argomento dovrebbe non poter prevedere il successo della birra come principale bibita/alimento a basso contenuto alcolico come la preferita dagli abitanti di un’Isola mediterranea calda ed assolata.
Il senso comune dovrebbe unicamente accomunare i sardi ai grandi bevitori di vino greci e romani ed alle immagini omeriche che tanto si riproducono in Sardegna in tanti eventi e comportamenti, soprattutto nelle aree agropastorali e dell’interno.
Questa tradizione bacchica permane e anzi si rafforza con migliori produzioni di vini di grande qualità e che trovano sempre più gradimento anche nell’esportazione, ma la quantità di vini assunta pro capite diminuisce sempre più quasi a compensare la migliore qualità con il minor consumo di questo cibo degli dei.
Trionfalmente, quasi a recuperare il tempo perduto durante un lungo periodo di secoli d’eclisse del consumo di birra da parte dei sardi, in Sardegna la birra è divenuta la principale presenza nelle ore di riposo come d’attività che consentono un modico e sociale consumo di alcol.
La birra è sarda
Non c’è infatti dubbio che la birra sia stata assieme all’idromele ( vino fatto col miele ) la prima bevanda alcolica degli antichi sardi.
La birra probabilmente non ha tardato molto ad essere prodotta successivamente all’adozione dell’agricoltura dalle popolazioni di cacciatori e raccoglitori in ogni parte del mondo abitato nel periodo che va dai 10.000 ai 6.000 anni a.C.
Certamente veniva prodotta in Sardegna durante il neolitico quando i Sardi esportavano l’ossidiana lavorata, l’oro nero di un tempo che non conosceva i metalli, in tutto il mondo allora conosciuto e raggiungibile via mare assieme al grano ed all’orzo dell’Isola, conquistata in seguito per fungere da granaio di Cartagine e poi di Roma, ed all’unico prezioso cibo proteico, ben conservabile e trasportabile dell’epoca, il formaggio ovino sardo.
Fra le tanti, una qualità di birra dei sardi, prodotta dal mosto di grano e orzo e perché addizionato col miele amaro tipico dell’Isola, raggiungeva alti livelli alcolici e conteneva particolari sostanze psicotrope tanto da essere destinata all’esclusivo consumo dei sacerdoti per operare vaticini e guarigioni, entrare in contatto con il sacro e indurre il famoso riso sardonico negli anziani portati cerimoniosamente a morire dalla comunità nel salto della rupe.
Prima ancora dei nuraghi e dell’uso del rame e del bronzo, il Nord Africa occidentale e l’Europa occidentale compresa la Sardegna, circa 4.000 anni a.C. , erano accomunati da una cultura che ci ha lasciato ovunque menhir, circoli, costruzioni e fortezze megalitiche, tombe scavate nella roccia ed accuratamente progettate e dipinte tanto da farci immaginare le antiche abitazioni di quei popoli agricoltori e guerrieri, le loro divinità ed il loro grado di cultura magico-religiosa.
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