La birra artigianale in Italia, soprattutto negli ultimi anni, si sta differenziando dall’offerta estera per un importante fattore: il legame con i territori dove essa viene prodotta. La cultura enogastronomia del Bel Paese da sempre ha come suo punto di forza la straordinaria varietà di prodotti, sapori e profumi che si differenziano di regione in regione e che esprimono le variegate peculiarità di ogni angolo della nostra terra. Nel settore brassicolo l’emblema di questa diversità non è tanto nelle materie prime, che pur possono creare la riconoscibilità territoriale se prodotte in loco (parliamo, in particolare, del malto, del lievito, dei luppoli e dell’acqua), ma soprattutto nella figura del mastro birraio. Il suo estro, infatti, è anche riflesso dei suoi gusti, delle sue abitudini alimentari, del legame con la sua terra d’origine e dunque di tutto il suo background culturale, che passa anche dal preciso luogo da cui proviene.
Sono sempre più i birrifici artigianali italiani che hanno deciso di esprimere la propria identità attraverso l’uso di prodotti che contraddistinguono le proprie terre. La birra, in questo caso, diviene veicolo di diffusione di tradizioni antiche, di eccellenze locali, nonché della ricercatezza delle eccellenze di cui alcuni dei luoghi dell’Italia sono ricchi.
Questo fenomeno, iniziato con l’utilizzo massiccio delle castagne, un frutto di cui siamo particolarmente ricchi, è stato fin da subito visto con curiosità e ammirazione all’estero dove la birra, perlopiù, resta fedele a se stessa e le sperimentazioni raramente si basano sull’uso di prodotti tipici della zona di appartenenza. Non c’è dubbio: il nostro “made in Italy” traspare soprattutto dalla nostra cultura gastronomica e dai nostri prodotti locali, che realtà come Slow Food, nel tempo, hanno saputo proteggere e incentivare. Aromi e sapori unici che rendono la birra artigianale italiana, insomma, specchio di qualità e storia, rendendola, oltre che particolare, anche preziosa e soprattutto unica nel suo genere.
Nel tempo i prodotti utilizzati nella produzione di birra artigianale si sono moltiplicati spaziando di genere e gusto. Si va dalle pesche di Volpedo alla resina di Pino Mugo, dal farro della Garfagnana al grano Arso, dai limoni di Sorrento ai chinotti di Savona. Senza dimenticare il settore vinicolo con cui la birra si contamina grazie all’uso di mosto oppure sperimentando con le fermentazioni.
La scelta è davvero ampia e orientarsi è qualcosa che si impara con tempo e dedizione. Abbiamo intervistato sull’argomento Domus Birrae, distributore leader in Italia nel settore della birra artigianale, che ci ha illustrato alcune tra le birre di punta nel suo catalogo che rispecchiano, per l’appunto, il legame con alcuni dei territori italiani e con i loro prodotti tipici.
LoverBeer propone una birra prodotta con ciliegie Griotte, una rivisitazione della sua Saison de l’Ouvrier: la Saison Griotta, fruttata e molto beverina. Le ciliegie sono fondamentali anche nella Scires BRQ 13/14 del Birrificio Italiano, prodotta con imponenti varietà di ciliegie di Vignola, varietà Durone, Ciliegine e Moretta. In particolare questa birra d’annata (2013-2014) è fatta maturare in botti da vino per poi essere “blendata” in proporzione 50/50. Infine è stata passata in bottiglia nel 2015 per una rifermentazione. Una birra acida (resa tale dai lieviti autoctoni di Vignola) e indubbiamente esuberante.
Il legame con il settore vinicolo è evidente anche nella Jadis di Toccalmatto, una double blanche prodotta con luppoli Cascade ed E.K. Goldings, con l’aggiunta di mosto di uva di Fontana, un vitigno presente nella provincia di Ferrara e Ravenna, ma anche nei pressi di Parma, sede dello stesso birrificio. Il Birrificio Di Cagliari, invece, punta ai frutti della sua terra con la Figu Morisca, ovvero una blanche con l’aggiunta del fico d’India, tipico della Sardegna. Questo frutto le conferisce un aroma fruttato e la birra, al palato, appare rotonda e beverina.
La Rex Grue di Montegioco viene realizzata con l’aggiunta della Salvia Sclarea, tipica della regione Montegioco. Una birra ambrata e limpida con un naso complesso, note fruttate di agrumi e frutta rossa, caramello, spezie e sentori floreali di violetta e rosa. La Rex Grue è una birra lunga e complessa, piena, morbida e di grande corpo.
La Low Gravity di Brewfist, invece, è una Saison realizzata con il 30% di grano monococco coltivato nelle vicinanze del birrificio dell’azienda agricola biologica Podere Ponticelli. I luppoli sono oceanici ed è a bassa gradazione ed estremamente secca.
Birra del Borgo realizza la Genziana, una birra territoriale a tutti gli effetti in quanto l’ingrediente principe è costituito dalle radici di genziana provenienti dalla cooperativa Micillo di Consigliano. Esse vengono utilizzate in un’infusione della durata di due minuti durante le ultime fasi di bollitura. La Genziana di Borgo è pepata e ha sentori di sottobosco e floreali. Il primo impatto è mieloso, seguito da sentori di radici, pepe e frutta a polpa gialla. Il retrogusto è delicato ma persistente.
Tornando alle castagne Birrificio Rurale propone la sua Oasi, una birra delicata e particolare a base di miele di castagno, il cui gusto dolce viene sapientemente bilanciato dai sentori erbacei del luppolo. Ogni ingrediente è rigorosamente proveniente da agricoltura bio.
L’Italia, ricca di tradizione e cultura gastronomica, si contraddistingue quindi anche nel settore della birra artigianale per una ricchissima varietà di offerta e per la ricercatezza dei suoi ingredienti. Prodotti di qualità, talvolta estrosi e sempre diversi ma unici nel loro genere, tutti da scoprire.