Negli ultimi mesi sono state numerose le discussioni sul tema dell’aumento delle accise sulla birra, come già detto in questo articolo.
A gennaio 2015 è previsto un ulteriore rincaro delle tasse sulle “bionde”: sarebbe il terzo nel giro di 15 mesi. E’ un conto salato: si calcola infatti che la pressione fiscale aumenterebbe del 30% con evidenti conseguenze sul mercato della birra. Una soluzione che preoccupa le associazioni e le imprese: Assobirra, che riunisce aziende che rappresentano circa il 98% della produzione italiana del settore) si è appellata al governo per bloccare questa manovra che potrebbe rivelarsi dannosa per le imprese e anche sui consumatori, visto l’inevitabile aumento dei prezzi al pubblico finale. E i microbirrifici artigianali cosa ne pensano? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei protagonisti di Artimondo, l’e-commerce dei migliori prodotti artigianali di Artigiano in Fiera, tra cui certamente la birra.
“Questi ulteriori costi incidono parecchio su un piccolo produttore – spiega Chiara Baù del Microbirrificio Jeb – Personalmente, su una bottiglia da 50 cl di birra di media gradazione, arriva a incidere quasi di 30 centesimi, che è più di quanto mi costa il vetro della bottiglia. E tra l’altro le accise si applicano anche agli scarti di lavorazione. In questo modo, chi fa un prodotto di qualità paradossalmente è più penalizzato perché ha più scarti”.
Ma non ci sono solo lamentele: Chiara Baù ha anche proposte su cui ci si dovrebbe confrontare: “Per essere più giusti ed equi si dovrebbero impostare diverse aliquote, tenendo conto di più fattori per non squalificare troppo le microimprese. E’ un argomento di cui si era discusso, però poi non se ne è fatto nulla”. Tanti i problemi che porterebbe l’ulteriore aumento delle accise: “Per microimprese come le nostre, aliquote che cambiano così spesso comportano ulteriori costi per adeguare i nostri sistemi informatici e contabili. E’ un’ulteriore beffa”.
Dello stesso avviso anche Ludovico Cattaneo, di Kamun: “Queste accise sono fortemente penalizzanti per i piccoli birrifici. Faccio due esempi: innanzitutto io devo pagare le tasse non sul venduto, ma sul prodotto, senza tenere conto dei tempi di fermentazione. I prodotti di qualità spesso hanno una fermentazione lunga, quindi io inizio a pagare le tasse su un prodotto che venderò tra alcune settimane. Inoltre le accise sono calcolate sul mosto di birra. Tenete conto che su 1500 litri, a causa della fermentazione, tra i 100 e i 150 litri vengono dispersi durante il processo. Io mi domando ancora perché debba pagare anche su questi litri”. E non è tutto: “Vista la storica vocazione italiana verso la produzione di vino, l’aliquota dell’accisa su questo prodotto è pari a zero. Ma adesso il movimento dei birrifici artigianali è in forte crescita e una penalizzazione di questo tipo potrebbe essere letale per lo sviluppo del settore. Ad esempio, se io non avessi tutte queste tasse da pagare sarei in grado di assumere altre due persone a tempo indeterminato. E’ quindi evidente come questi provvedimenti danneggino l’impresa ma anche il lavoro”.
Anche il birrificio Soralama’ si aggiunge al coro: “Avere tassazioni uguali alle multinazionali per noi è un grosso problema, che si aggiunge alle varie variabili di posizionamento del prezzo finale del prodotto. Il rischio è di andare fuori mercato, anche perché oltretutto in altri Stati le accise sono molto più basse”.
Come già detto, un ulteriore aumento dell'accisa danneggia tutti: produttori, consumatori e di conseguenza il fisco stesso. Viene veramente da chiedersi se ne vale la pena.
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