Bere birra, sempre con moderazione, riduce il rischio di contrarre il morbo di Parkinson. Lo scrive il “Neurology Reviews” dopo uno studio del National Institute of Environmental Health Sciences, diretto dal dottor Honglei Chen.
Già in passato erano stati condotti studi sui possibili danni dell'alcool, fumo e caffè sull'organismo umano, ma i risultati non erano stati considerati soddisfacenti, anche se si era notato un leggero cambiamento per la birra. Da qui è partito lo studio che ha coinvolto 300.000 volontari e sono emersi questi dati: gli "odds ratio" per i bevitori di birra sono stati 0,79 per meno di un bicchiere al giorno, 0,73 da uno a due bicchieri al giorno, e 0,86 per due o più bicchieri al giorno. Nello studio sono stati considerati anche i non bevitori di birra. Il tutto si può sintetizzare con un concetto: il consumo moderato di birra riduce la possibilità di contrarre Parkinson del 27%.
Riguardo al perché, il dottor Chen spiega:"Una possibile spiegazione può riguardare gli urati nel plasma. Per esempio, a differenza di vino o liquori, la birra contiene una grande quantità di purine, che può funzionare sinergicamente con l’etanolo e far aumentare gli urati. L'acido urico è un potente spazzino di radicali liberi, e le evidenze epidemiologiche raccolte hanno collegato un livello più alto di urati nel plasma con un ridotto rischio di malattia di Parkinson e una lenta progressione clinica tra i pazienti con Parkinson". Tuttavia lo stesso Chen ha ricordato che è ancora troppo presto per fare dichiarazioni ufficiali, ma che comunque questo è un primo buon risultato da cui iniziare prossimi studi.