Per essere assunti da Apple Steve Jobs era solito fare il test della birra: chi lo conosce non sempre si dichiara d’accordo con questa modalità.
Apple è una delle aziende più di successo degli ultimi decenni e, nonostante le beghe legali e le citazioni in giudizio per aver creato un monopolio nella vendita di smartphone (qui un suggerimento su come far durare di più la vostra batteria), continua a essere un nome a cui si associa irrimediabilmente l’idea di successo. Il fondatore, Steve Jobs, è venuto a mancare nel 2011, ma viene ricordato come un genio del settore tecnologico.
Negli anni l’azienda ha raggiunto cifre record in ogni ambito: dalla quotazione in borsa di oltre 1.000 miliardi di dollari, fino al numero di negozi sparsi nel mondo, ben 510 in 25 Paesi. Per mantenere questi standard l’azienda conta decine di migliaia di dipendenti: basti pensare che i dati risalenti al 2020 contavano circa 137mila dipendenti a tempo pieno.
Steve Jobs e il test della birra: quando le interviste di lavoro erano informali
Ma le cose non sono sempre state così e all’inizio della sua storia Apple, e quindi Steve Jobs, intervistava di persona ogni possibile dipendente futuro, sottoponendogli un test piuttosto particolare. Steve Jobs era infatti solito proporre il test della birra agli intervistati, alla ricerca di personalità che potessero ben sposarsi con la sua e con cui riuscisse ad andare d’accordo.
In altre parole Jobs preferiva interviste informali, piuttosto che la classica modalità di assunzione. A un certo punto dell’incontro proponeva di andare a fare un giro da qualche parte, magari di mangiare in un ristorante e di andarsi a bere una birra in un locale. Se la risposta era positiva, allora potevi considerarti praticamente assunto, in caso contrario Jobs preferiva passare al candidato successivo.
Pro e contro: il test della birra è davvero valido sul lavoro?
Tale modalità di intervista presenta sia dei punti a favore che dei lati negativi. Da una parte una modalità di assunzione più informale può mettere a proprio agio il candidato, ma dall’altra rischia di escludere una larga fetta di potenziali dipendenti solo sulla base di attitudini di carattere o abitudini alimentari.
Pensiamo ad esempio a tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, non possono consumare bevande alcoliche… e quindi birra. Per loro il test della birra sarebbe fallito già in partenza e a poco servirebbero eventuali competenze o esperienza maturata nel corso di anni di formazione e lavoro.
Un approccio informale come quello del test della birra, inoltre, ha validità solo per aziende di ridotta dimensione. Un conto era quando Steve Jobs poteva permettersi il lusso di offrire da bere a ogni possibile assunto, un altro sarebbe oggi, con un’azienda quotata 1.000 miliardi di dollari in borsa!