Realizzare un birrificio artigianale che, con il lavoro dei detenuti, produca dell'ottima birra.
L'idea di Paolo Strano, fisioterapista di professione e mastro birraio per passione, è maturata durante il periodo da fisioterapista nel carcere di Regina Coeli, come ci racconta lui stesso:“E’ nato tutto per caso – racconta Strano -. Qualche anno fa sono stato mandato dalla Asl a lavorare nel carcere, perché era difficile trasportare fuori i ragazzi che avevano bisogno di cure. Così iniziai a fare fisioterapia lì. Incontravo queste persone in una stanza e mi confrontavo con loro senza la mediazione delle guardie. Alla fine fu inevitabile instaurare un rapporto, che era fondato sul rispetto reciproco. Ho capito che al di là dei cosiddetti delinquenti abituali ci sono persone che commettono reati perché dalla vita non hanno avuto nessuna opportunità. E così da questa esperienza, umanamente la più formativa e al tempo stesso la più violenta della mia vita, ho deciso di andare oltre e dare una chance a chi stava scontando una pena”.
Il progetto, che ha avuto inizio a Marzo, coinvolgerà ministero della Giustizia e Miur e permetterà a 9 detenuti di iniziare la produzione di tre birre all'interno dell'Istituto Tecnico Agrario “Emilio Sereni”. Inoltre sono previsti corsi di legalità nelle scuole, i detenuti racconteranno le loro esperienze come esempio di contrasto alla criminalità.
I nove giovani sono stati scelti nel reparto semiliberi a basso controllo del carcere di Rebibbia. Eataly, che si occuperà anche della vendita della birra, Birra da mare di Fiumicio, Turan di Bagnaia, Freelions di Tuscania e Aurelio di Ladispoli hanno aderito al progetto.
Perché, in sintesi, è nato questo progetto? Si pensi che il tasso di recidive in carcere è addirittura del 70%, cifra che cala drasticamente al 19% tra chi ha beneficiato di misure alternative ed al 2% tra chi è inserito in un ciclo produttivo.
La Onlus "Semi di Libertà" accetta donazioni, chi volesse contribuire può avere informazioni sul sito dell'organizzazione.